20-31 gennaio: si va?

  20 Gennaio 2021, 09:47:56

Oramai è da tanto tempo che il COVID 19 ha preso il sopravvento sulle nostra vite e nel nostro  quotidiano e ne ha cambiato la routine, le abitudini, le scelte e  ne ha fortemente vincolato la libertà. Prima  di questa pandemia molte cose non ci sembravano cosi preziose, erano scontate. Ora le stesse ci sembrano così lontane e essenziali  e ne subiamo fortemente l’assenza.

Anche la scuola in questo lungo e difficile periodo si è dovuta adattare alle nuove esigenze, ai nuovi decreti e ha dovuto trovare soluzioni che ne permettessero il prosieguo, ma anche che garantissero la sicurezza di tutti.  Il passo più importante è stato certamente il ricorso  alle nuove tecnologie che ci hanno  permesso, seppur non in presenza fisica, di andare avanti con il nostro percorso di studi. Molte persone pensano che questi quasi due anni scolastici  siano stati fondamentalmente persi e che la DAD non funzioni quale  fonte di apprendimento come la scuola “normale”. Invece nonostante la DAD porti con sè elementi di forte difficoltà può assolutamente essere un momento di apprendimento e di crescita personale.

Passare  dalla didattica in presenza a quella online è stato inizialmente difficile. Nessuno era pronto, è stato un fulmine a ciel sereno che ci ha sconvolto le vite e che ci vedeva approcciarci alla DAD anche con una forte paura per quanto stava succedendo “fuori”. Inizialmente bisognava proprio organizzarsi in termini pratici:  avere un computer a testa in casa per poter permettere a  noi figli di seguire le lezioni  e ai nostri genitori lo smart working, trovare spazi per poter operare senza infastidirsi l’un con l’altro e disporre di una connessione efficace.

Il non essere in classe con la presenza fisica di professori e compagni era certamente spaesante e oserei dire innaturale.  Come ogni cambiamento (voluto o imposto) all’inizio c’è destabilizzazione e timore. Tuttavia, dopo una fase iniziale di rodaggio per tutti, mi sento di poter affermare che la DAD  ha dimostrato di essere uno strumento potenzialmente valido. Come ogni strumento è fortemente dipendente da chi lo utilizza e dal come.  Sarebbe stato facile mettersi subito ad elencarne i difetti, le limitazioni, le problematiche. Ma né studenti , né docenti si sono trincerati dietro ad alibi o giustificazioni. Ci siamo messi tutti in gioco e abbiamo dato il meglio di noi per trovare sempre soluzioni, apporti costruttivi e per cercare di rendere di giorno in giorno lo strumento, il metodo e l’organizzazione migliori. Abbiamo fatto squadra e sfruttando ogni canale, metodo, mezzo eravamo sempre in contatto e eravamo sempre tutti, professori, studenti e genitori , rivolti con lo sguardo verso l’unico obiettivo comune: la nostra crescita come studenti e come persone.  Con la DAD la nostra maturazione non è compromessa, anzi! A noi studenti (con l’aiuto degli adulti che ci stanno vicini, siano essi professori o genitori) è lasciata la grande responsabilità di essere intellettualmente onesti, di credere in noi stessi, di impegnarci e di investire oggi per il nostro futuro, senza cercare scorciatoie, stratagemmi o trucchetti per bluffare. Si possono millantare problemi di connessione (che a volte sono veri), o non accendere telecamere per non farsi vedere. Si  possono inventare mille stratagemmi. Ma attenzione… Ciò che seminiamo oggi, lo raccoglieremo domani. La responsabilità di essere autori della propria vita emerge fortemente in questa situazione. Vogliamo essere quelli che alzano l’asticella, che studiano, che cercano di dare del loro meglio o vogliamo essere quelli che pensano di “fregare” qualcuno non capendo che in realtà “fregano” solo loro stessi?  Certo non è facile maturare e crescere senza relazioni sociali, senza contatti “fisici”, ma la fortuna delle tecnologia che ci permette di avere contatti visivi, di farci sentire vicini è davvero immensa.

Oggi abbiamo imparato e dobbiamo sempre più imparare a far tesoro del poco. La videochiamata, la lezione in DAD, il sentirci ed il vederci devono riempire quel vuoto che, con sole lamentele, mugugni, negatività, pessimismo, rischierebbe di diventare un baratro. Ci stiamo talmente adattando e sensibilizzando a questo nuovo sistema di lezione (e di vita) che diverse volte i proff. capiscono i nostri stati d’animo e ci dicono frasi come “Ti vedo un po’ giù”, “mi sembri un po’ stanco”, “non essere così agitato per una interrogazione”. Oramai l’empatia e il capirci attraversa il video supera le distanze.

Serve ottimismo per superare gli ostacoli. Serve la voglia di costruire insieme soluzioni, di non fermarsi solo a giudicare e ad analizzare i problemi o gli sbagli nelle scelte degli altri.  Questo non significa che non dobbiamo avere ed esprimere nostre opinioni, ma una volta presa una posizione bisogna capire che apporto ciascuno di noi può dare per pervenire a miglioramenti. Forse quanto stiamo vivendo permetterà  alla mia generazione di essere diversa dalle precedenti, di essere una generazione di problem solving, di essere persone che vanno oltre il dire e puntano sul fare, sull’entusiasmo, sull’ottimismo e sulla voglia di non puntare il dito ma di tendere la mano.

La DAD ogni giorno ci mette alla prova.  E’ una sfida con noi stessi, per non cadere in una nuova routine che potrebbe rischiare di annullarci. Perché se una routine normale, con vita sociale, con incontri e relazioni, può essere noiosa ma ti tiene comunque “vivo” e ti costringe a contatti, una routine in solitudine potrebbe avere davvero effetti deleteri e irreversibili. La grande sfida è con noi stessi per metterci quel qualcosa in più, per metterci il massimo e rendere tutto più semplice (per noi, per i compagni, per i proff., per i genitori).

Da quindicenni siamo entrati in una metodologia di studio universitaria, dove l’organizzazione propria è fondamentale. Sei l’attore protagonista, nel bene o nel male, della tua giornata, del tuo metodo di studio.

E un domani, da adulti, sarà più importante avere solo “nozioni” o aver acquisito anche competenze di organizzazione, di auto motivazione, di coinvolgimento, di soluzione, di visione ottimistica, di sguardo di insieme?  In tanti sostengono che questa generazione avrà vuoti culturali e di competenze dovuti alla DAD e al periodo che stiamo vivendo. Forse sì, potrebbe essere, forse per alcuni. Ma quanti altri studenti in questo periodo hanno dovuto tirare fuori la capacità di resilienza, di adattamento, di soluzione e di crescita? Anche in questo caso sarebbe troppo facile e superficiale per i “grandi” puntare il dito, sputare la sentenza e non andare oltre. Se ci guardiamo indietro  tutti noi, e soprattutto ritengo tutti noi studenti, siamo molto diversi da quelli che eravamo un anno fa. Siamo cresciuti. Siamo cambiati. Soffriamo, inutile negarlo, soffriamo. Sentiamo la mancanza degli amici, delle uscite, dei contatti, della scuola e della vita… Ma ci siamo adattati e abbiamo trovato soluzioni, ci inventiamo giorno dopo giorno, trovando nuovi stimoli e continuando a credere nel domani.

E io, su ragazzi che vivono tutto ciò, ci punterei, ci scommetterei e investirei. La DAD è didattica a distanza. Ma trovo molto più grande la distanza che nasce quando non ci si mette il cuore, la passione e  le energie positive e mi sento di dire che questi ingredienti noi studenti  e gli insegnanti ce li stiamo mettendo, più che mai.

 


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